Sindrome da Burnout rimedi e terapia
La sindrome da burnout è conosciuta anche con il nome di “esaurimento professionale”, poiché si manifesta in ambito lavorativo, in particolare a seguito di una situazione stressante prolungata nel tempo.
Il termine burnout in inglese significa “bruciato”, “scoppiato” e, in psichiatria, è stato utilizzato già negli anni ‘70 dalla psichiatra americana Maslach, la quale lo ha contestualizzato nella sfera lavorativa per evidenziare un disagio che colpisce quelle professioni in cui le relazioni interpersonali sono continue.
Le persone colpite dalla cosiddetta sindrome del burnout, solitamente, esercitano professioni di aiuto che comportano un contatto costante con le emozioni e le esigenze degli assistiti. Possono mostrare tale sindrome ad esempio assistenti sociali, medici, infermieri, psicologi, poliziotti, vigili del fuoco e operatori del volontariato.
Col passare del tempo, altre categorie di lavoratori sono state incluse in quelle a rischio di sviluppo della sindrome da burnout e in particolare tale disagio è stato evidenziato in tutti quei lavoratori che sono frequentemente a contatto con il pubblico, sia liberi professionisti che dipendenti, come ad esempio avvocati, insegnanti, impiegati, segretari e centralinisti.
Le caratteristiche della sindrome da Burnout
La sindrome da burnout è caratterizzata da tre dimensioni ( Maslach e Leiter 2000) che rappresentano i principali vissuti che occorre considerare anche nella fase diagnostica:
- Il deterioramento progressivo dell’impegno e della soddisfazione sul lavoro;
- Il deterioramento delle emozioni;
- Mancanza di adattamento tra la persona e il lavoro.
La prima componente descrive un progressivo disinteressamento verso il lavoro. Il soggetto si sente privo di qualunque stimolo e voglia di agire e prova sentimenti crescenti di insoddisfazione e demotivazione che portano in alcuni casi la persona ad assentarsi sempre più spesso dal luogo di lavoro e a perdere le proprie capacità empatiche nei confronti degli assistiti/clienti. Spesso si rilevano anche una svalutazione delle proprie capacità e competenze professionali nonché un progressivo disinteresse verso la propria crescita lavorativa.
Per deterioramento delle emozioni gli autori intendono un processo per cui i sentimenti positivi, quali l’ entusiasmo e il piacere nello svolgere il proprio lavoro, lasciano il posto a vissuti di frustrazione, depressione e ansia. Si sviluppa così una tendenza a relazionarsi con i destinatari del proprio servizio in modo cinico e distaccato o in altri casi in una modalità in cui si perde la distinzione tra se stessi e la persona che si sta aiutando, sviluppando un coinvolgimento eccessivo e personale nelle problematiche dell’utente. La rabbia che caratterizza il vissuto di frustrazione alimenta la tendenza a reagire in maniera aggressiva e punitiva nei confronti degli altri e si fa spazio così l’attitudine a cercare capri espiatori a cui attribuire l’origine del proprio disagio.
La presenza di tutte queste condizioni , come alcune ricerche rilevano, eleva anche il rischio di abuso di alcool, sostanze psicoattive e, nei casi più gravi, di suicidio.
Infine, per quanto riguarda l’ultimo aspetto elencato, gli autori mettono in evidenza come la persistente presenza di stimoli stressanti e problemi sul luogo di lavoro e in generale dell’organizzazione di cui la persona fa parte, contribuiscano in maniera negativa a produrre quello squilibrio psicofisico che l’individuo tende invece a percepire esclusivamente come una crisi personale.
Le cause del burnout
Sono numerosi i fattori di rischio che possono favorire l’insorgere di questo disagio e possono essere connessi sia a caratteristiche e predisposizioni personali sia a fattori ambientali. E’ da evidenziare infatti che, al di là delle condizioni psicofisiche individuali della persona, che possono favorire o meno l’insorgere di questo disagio, la dimensione organizzativa e il malfunzionamento della struttura in cui il lavoratore si trova ad operare è fondamentale. Christina Maslach e Michael P. Leiter nel libro “Burnout e Organizzazione” evidenziano l’importanza del contesto lavorativo in cui la persona è inserita e attribuiscono al malfunzionamento delle organizzazioni una grande responsabilità del diffondersi del bornout.
Si riporta qui di seguito una serie di fattori scatenanti emersi dalle ricerche svolte sul campo sulla sindrome da bornout:
- Eccessiva mole di lavoro
- Incertezza nei ruoli ricoperti
- Pressioni da parte dei superiori
- Conflittualità con i colleghi
- Inadeguatezza del ruolo assunto
- Mobbing
- Ambiente di lavoro poco confortevole
Sintomi e Terapia della Sindrome da Burnout
Il bornout può manifestarsi attraverso tre sintomi principali: insoddisfazione, esaurimento emotivo e depersonalizzazione.
Vuota e priva di energia, la persona inizia a disinteressarsi al proprio lavoro, i rapporti con i colleghi di lavoro diventano freddi e scostanti mentre l’autostima diminuisce, facendo sentire il soggetto un incompetente. Ai sintomi psichici si accompagnano spesso disturbi fisici quali mal di testa, disturbi gastro-intestinali e mal di schiena.
Al di là dei sintomi appena descritti, è fondamentale che la persona diventi consapevole di essere all’interno di un processo che, come tale, coinvolge se stessa e l’ambiente circostante. Così come le emozioni positive procurano soddisfazione, motivazione al miglioramento, collaborazione con i colleghi e dedizione al lavoro, le emozioni negative possono minare la qualità dei vissuti e del rendimento lavorativo: la rabbia e l’ostilità vissute possono trasformare piccoli disaccordi in scontri in cui critiche e insulti diventano la regola. Tutto questo , se non interrotto, può originare una spirale discendente in cui possono essere coinvolte anche le relazioni familiari e amicali producendo a cascata un impoverimento generale della vita relazionale.
Attraverso la presa di consapevolezza delle proprie emozioni e dei processi in cui si è inseriti e di quelli che si contribuisce ad attivare, la persona può imparare a gestire, direzionare ed esprimere il proprio sentire in modo da interrompere la spirale negativa da cui si sente inghiottita. Attraverso il riconoscimento dell’importanza delle emozioni come mezzo per tradurre gli eventi esterni in termini personali la persona può imparare a riconoscere più rapidamente i propri bisogni e rispondere alle proprie difficoltà in modo più adeguato.
All’interno di un lavoro psicoterapeutico si potranno apprendere anche tecniche per la gestione dello stress e tecniche di rilassamento, forme di meditazione e training autogeno.