Come definito dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) l’omosessualità è una variante normale del comportamento umano, ossia uno degli esiti possibili di un normale sviluppo dell’affettività di un persona. Naturalmente, tale sviluppo non attiene solamente alla sessualità ma alla possibilità di creare legami amorosi globali cioè emozionali, affettivi, sensuali, progettuali e di rappresentazione di se stessi/e.
Quali possono essere dunque le problematiche di una persona omosessuale o di chi scopre di avere attrazione anche o esclusivamente per persone dello stesso sesso? Perché la persona omosessuale può non sentirsi a proprio agio con il suo orientamento?
Tutti sappiamo che, anche se la scienza, sulla base di numerose ricerche, si è espressa ormai da quasi trent’anni su questo argomento ribadendo la naturalità dell’orientamento omo-bisessuale, ad oggi ancora molti contesti sociali (e politico-religiosi) promuovono una cultura eterosessista in cui le persone non eterosessuali non possono godere degli stessi diritti di quelle eterosessuali. Tale assenza di riconoscimento giuridico vale anche per le cosiddette “nuove famiglie”, quelle per esempio costituite da genitori omosessuali che hanno avuto figli da un precedente matrimonio o quelle dove la coppia omosessuale ha scelto di avere figli tramite fecondazione assistita o gestazione di sostegno).

Le persone lesbiche, gay e bisessuali, cresciute e vissute in un contesto culturale eteronormativo, si trovano dunque ad interiorizzare alcuni messaggi negativi sul proprio orientamento sessuale che possono condurle a sviluppare e a sentire una sorta di “odio di sé”, rispetto alla propria identità sessuale: questo sentimento viene chiamato Omofobia Interiorizzata. La persona omosessuale si sente sbagliata, ha paura di essere scoperta, può sentirsi a disagio in presenza di altre persone omosessuali dichiarate. Coloro che hanno interiorizzato l’omofobia sociale (Omonegatività), pur pensando che lesbiche, gay e bisessuali non siano diversi dagli eterosessuali, possono temere di essere rifiutati dagli altri.
L’omofobia interiorizzata si presenta come un tema centrale nell’attività di sostegno psicologico a persone lesbiche, gay e bisessuali. Il lavoro terapeutico in questo ambito consiste particolarmente nell’aiutare la persona a diventare consapevole dei pregiudizi e degli stereotipi interiorizzati in modo da accompagnarla in un percorso verso l’emancipazione e verso la libertà di esprimersi e di essere se stessa, semplicemente per quello che è e sente di essere. Solo attraverso un buona relazione terapeutica in cui la/il terapeuta non si pone come giudice ma come colei/colui che favorisce l’espressione dei conflitti interni derivati dall’interiorizzazione di norme escludenti, la persona può avere la possibilità di integrare in sé nuove immagini e nuovi modi di relazionarsi con gli altri. Attraverso la psicoterapia la persona può riscoprire ed attivare le sue risorse a favore di una sana autostima necessaria a “sperimentare il piacere di essere al mondo”.