Spesso quando stiamo male ci sentiamo oppressi, angosciati o eccessivamente agitati, tendiamo a chiuderci in noi stessi, ad isolarci e ad evitare gli altri , o al contrario ci rivolgiamo completamente all’esterno, magari parlando incessantemente del nostro disagio con chiunque e finendo comunque con il provocare reazioni di allontanamento: in entrambi i casi, senza rendercene conto, stiamo fuggendo da quello che possiamo chiamare “contatto”, sia con noi stessi e con quello che stiamo provando, sia con l’altro da noi.
La psicoterapia della Gestalt attraverso la co-costruzione di una relazione “sana” cioè in cui “si fa contatto” , aiuta a dare un nome alle emozioni, ad osservarle e ad esserne consapevole in modo che la persona possa finalmente dare un senso a ciò che le accade e che , apparentemente, vive come insensato e inutile.
Nella mia attività terapeutica cerco di dare valore al legame unico ed irripetibile che si crea con la persona in difficoltà: ognuno di noi è speciale ed unico con le sue diversità. Anche nell’aiutare le persone che scoprono di avere un orientamento sessuale omosessuale , il lavoro che svolgo è quello di esplorare insieme alla persona le sue diversità, ciò che la caratterizza, in modo da aiutarla ad amarsi semplicemente per quello che è. L’obbiettivo finale di una buona psicoterapia è che la persona impari sempre di più ad essere se stessa riscoprendo il piacere di “essere al mondo”.