Ingerire del cibo significa prendere qualcosa dal mondo esterno e farlo proprio, digerendolo e assimilandolo per ricavarne energia. Allo stesso modo la nostra mente ha bisogno di nutrirsi, di digerire e di assimilare per poter soddisfare bisogni che appartengono alla sfera psichica e non a quella strettamente legata alla sopravvivenza.
Fin dalla nascita, l’atto di nutrirsi al seno materno non è solamente legato al bisogno di nutrimento ma anche a quello affettivo: succhiare il latte materno significa non solo nutrimento fisico, ma anche affettivo in quanto per il bambino il seno diventa la possibilità di contatto “caldo” con il corpo della madre.
E’ chiaro quindi come, anche da adulti, questo semplice gesto di portare alla bocca del cibo possa essere investito di un grande valore simbolico in cui in un unico atto soddisfo il mio bisogno di alimentazione e anche quello di affettività.
Ecco che può nascere la con-fusione (che ricorda la fusione primaria con la madre) tra bisogni che appartengono alla sfera psichica (di condivisione, di vicinanza, di intimità ecc...) e bisogni strettamente legati alla sopravvivenza: una persona può sovrapporre e sostituire bisogni psichici con il bisogno di nutrimento alimentare e/o immaginare di tenere sotto controllo i bisogni psichici attraverso il controllo estremo dell’alimentazione, per esempio digiunando.
Attraverso il percorso terapeutico orientato nella direzione del riconoscimento dei propri bisogni, di volta in volta, la persona potrà imparare ad attivare le risorse adeguate per “agire” la soddisfazione dei propri bisogni “reali” senza più il bisogno di “sovrapporre”. Una volta attivato questo processo di consapevolezza e di assunzione di responsabilità della scelta di direzione, anche l’autostima diventerà un processo virtuoso anziché vizioso.
Anoressia nervosa

L’anoressia nervosa è caratterizzata dal rifiuto di mangiare e l’ossessione di ingrassare: le persone anoressiche sperimentano un’intensa paura di diventare grasse anche quando in realtà sono sottopeso.
Quello che accade nelle persone anoressiche è che la forma e il peso del corpo diventano strettamente ed eccessivamente legate al livello di autostima: più la persona è capace di controllare il proprio peso più il livello di autostima è alto. Tuttavia, quando il tentativo di controllo fallisce, la valutazione di sé precipita lasciando ampio spazio all’autocritica e alla svalutazione. Risulta evidente quindi come questo disturbo dell’alimentazione condizioni tutta l’esistenza e il comportamento relazionale della persona oltre al fatto che la salute e la sopravvivenza della/del anoressica/o vengono messe seriamente a rischio.
Bulimia nervosa

Si parla di Bulimia quando la persona mette in atto una serie di comportamenti specifici:
· abbuffate ricorrenti indipendentemente dalla percezione di fame e accompagnate dalla sensazione di perdita di controllo;
· condotte “compensative” finalizzate a neutralizzare gli effetti delle abbuffate come il vomito autoindotto, l’assunzione impropria di lassativi e diuretici o la pratica eccessiva di esercizio fisico .
Nelle persone bulimiche è presente inoltre una continua ed estrema preoccupazione per il peso e le forme corporee così come nell’anoressia. Le abbuffate, che spesso avvengono in momenti di solitudine o comunque in momenti in cui prevale una sensazione psicologica di vuoto, di noia o di stress, sono vissute in genere con estrema vergogna e disagio. Queste sensazioni contribuiscono al rafforzarsi del circolo vizioso e della disistima che la persona prova nei suoi confronti.
Le persone bulimiche generalmente hanno un peso normale, cosa che rende il disturbo più difficile da identificare rispetto all’anoressia dove è presente una significativa perdita di peso. Tuttavia anche nelle persone bulimiche le complicanze mediche, conseguenza sia delle abbuffate sia delle condotte compensative, possono essere estremamente gravi.